Quando una nonna si gioca i soldi per il regalo di compleanno della nipote con una slot-machine, quando si vedono operai bruciarsi l'intero stipendio fino ad elemosinare, non per mangiare ma per continuare il gioco, non si può non chiedersi: ma perché? Il perché, in realtà, è semplice: siamo come i piccioni!

Condizionamento operante
No, non sono impazzita: partiamo dall'inizio per capire questo paragone.
Alla fine del XIX secolo Edward Lee Thorndike e Burrhus Skinner, psicologi statunitensi, intrapresero una serie di esperimenti per verificare come gli animali, uomini compresi, condizionassero i loro comportamenti a seconda di quello che riuscivano ad ottenere.
Nacque così l'idea di condizionamento operante, ovvero l'apprendere determinati comportamenti che messi in atto operano sull'ambiente eliminando punizioni o ricevendo rinforzi.
In particolare, con riferimento ai rinforzi si studiarono i vari possibili programmi volti ad ottenerli.
Si divise prima di tutto tra programmi di rinforzo continuo e programmi di rinforzo parziali; successivamente si approfondirono gli studi sui programmi di rinforzo parziali dividendoli in programmi a intervallo e programmi a rapporto, entrambi ulteriormente divisi in fissi e variabili. E in tutti questi studi si usarono proprio i piccioni.

Skinner’s box
Allora vediamo come funziona la testa di un piccione.
Skinner fece degli esperimenti, mise dei piccioni in una scatola, la così detta Skinner's box, in questo box vi era un pulsante che se beccato dal piccione lasciava del grano da mangiare. Ovviamente all'inizio il comportamento veniva messo in atto a caso, ma ben presto i piccioni imparavano che premendo il tasto ricevevano cibo, e così si dilettavano tranquillamente a ripetere continuamente l’azione. In questo tipo di programma a rinforzo continuo se il premio del grano veniva eliminato, ben presto il piccione estingueva il suo comportamento.

I premi a intervalli fissi
Più avanti si fecero dei nuovi esperimenti, questa volta a rinforzo parziale. Vennero messi dei piccioni in un box e il grano veniva dato solo ogni tanto; questo ogni tanto poteva essere riferito al tempo, cioè ogni 5 minuti (programma a intervallo fisso) o al numero di beccate, ad esempio ogni 5 (programma a rapporto fisso). I piccioni sottoposti ai programmi parziali beccavano la leva in continuazione per provocare l'arrivo del grano, inoltre il loro comportamento era difficile da estinguere anche se si eliminava del tutto la ricompensa.
Per l'uomo in realtà sarebbe facile comprendere ogni quanto tempo o ogni quante pressioni di tasto arrivi il grano e quindi si otterrebbe ben presto, nel caso del programma a intervallo fisso, che la pressione avvenga solo nel momento in cui si è compreso essere quello propizio per l'arrivo del grano; e nel caso del programma a rapporto fisso si rischierebbe una diminuzione del comportamento appreso tra una serie e l'altra di pressioni; ma in realtà dopo un po' anche i piccioni riescono a capire, se così si può dire, il trucco e il loro comportamento subisce della pause tra una ricompensa e l'altra.

Il trucco delle variabili
Le cose invece si complicano quando a questi programmi parziali si aggiunge la variabilità, ovvero la ricompensa viene data a tempi variabili, o a numero di azioni variabili, senza uno schema ben preciso. Nel primo caso, il programma a intervalli variabili, non vi saranno più pause e il ritmo rimarrà elevato, ma uniforme. Nel secondo caso invece, il programma a rapporto variabile, non solo scompariranno le pause tra una messa in atto del comportamento e l'altro, ma la frequenza aumenterà sempre più.

La speranza del premio
Il comportamento in questo caso diventerà quasi impossibile da estinguere, perché rimarrà una sorta di speranza. Addirittura si verifica un aumento nella frequenza del comportamento prima che cominci a scemare. Ma se, quando la curva comportamentale scende, ritorna un piccolo rinforzo, viene concesso cioè un piccolo premio, non solo il comportamento ripartirà, ma aumenterà notevolmente di frequenza anche rispetto alla fase precedente.

Dai piccioni alle slot
Ecco come si spiega il trucco delle macchinette: programmi a rapporto variabile, che condizionano la mente delle persone inducendole a mettere in atto un comportamento che non solo non si estinguerà, ma tenderà anche ad aumentare sempre più.
Il fenomeno probabilmente non può neanche definirsi come una semplice droga: ricchi viziosi, poveri speranzosi, malviventi falliti o ingenuotti creduloni: non c’è differenza, si tratta di programmazione. Una programmazione mentale.

Basta la vincita di un altro
Così tra musichette e promesse di vittoria ecco come è nato questo dispendioso, spesso indebitante, comportamento capace di portare famiglie sul lastrico. E il motivo per cui si sta diffondendo in modi spesso allarmanti è che il condizionamento non avviene solo se si prova in prima persona: spesso vedere gli altri che vincono fa venire voglia di giocare.
E’ vero che si impara dagli errori altrui... nel senso che impariamo a metterli in atto! Così anche se non si vince e non si hanno rinforzi, vedere che gli altri vincono, mantiene la programmazione.
E così tutti in fila a beccare nei propri box quel pulsantino che fa uscire il grano ignari che gli esperimenti che hanno portato a questa programmazione sono derivati dalle brillanti menti dei piccioni.

Dal grano alla grana
Sarà mica un caso che da box distributori di grano si sia passati a box distributori di grana? Una cosa è certa: non se ne può dare la colpa a Skinner e tantomeno a... quei piccioni beccatori. Che, effettivamente, avevano solo da guadagnare e niente da perdere. Loro...

Immagine: 
Tipo: